sabato 24 dicembre 2011

PAESAGGI ANNEBBIATI II

( il primo forse era meglio)


II

Anime in noia sedute sulla staccionata cantano e ridono.
Perchè quando il buio scende la gente si sente più libera.
Iniziano i giochi. Inizia la musica.

Arde il fuoco nella taverna alimentato dal vino, dalle grida e dai
lamenti della gente che non manca sicuramente di modestia.
Mazzi di carte, giornali, scommesse e bestemmie.
Cameriera un altro bianco! L'acqua rovina i ponti!
Sono tutti filosofi e scienziati. Gente comune.

Arde un altro tipo di fuoco nelle case delle massaie che si godono
gli ultimi momenti di pace e si sistemano per l'arrivo dei mariti,
nascondendo le tracce dei loro piaceri diurni.
Giovani amanti, prima considerati acerbi, si perdono nelle ombre 
e aspettano sorridenti per vedere il cornuto. 

I mercanti annoiati si ravvivano e concludono i loro ultimi affari.
Scaltri trasformano il niente in tutto e tengono ben nascosti i loro segreti. 
Vetrine luminose. Persone che entrano ed escono con le braccia occupate. 

La macchina che passa a velocità sostenuta carica di giovani.
Partono senza meta in cerca di divertimento, distanti
dall'umile paese in rovina e ove l' emozioni sono rare. 

Ove le luci si smorzano e la nebbia è ancor più pesante
Ove regna il silenzio la mente è in fermento.
Frammenti distrutti. Questa è la terra silente.
Questa è la terra morta che ci calpesta.


venerdì 9 dicembre 2011

PAESAGGI ANNEBBIATI


I


Come un vampiro, mi destai ch'el sole stava per calare.
Dopo il quotidiano incontro con una tazza di thè,
decisi di uscire.


Una nebbia densa gravava sulla città fantasma. 
Le campane rintoccavano le sei.
Vago come un fantasma. Sparisco come vapore.
La gente camminava ed in un batter di ciglio spariva.
Concentrato sulla mia strada incrociai uno che 
conoscevo, ma non lo salutai. Mi salutò lui.
Probabilmente mi scambiò per qualcun'altro
visto che era dai tempi in cui ero fanciullo che non ci salutavamo.
Tirai calci alla lattina di birra vuota che gettai a terra.
La latta suonava noiosamente. La raccolsi e la cestinai.
Una coperta di foglie ingiallite sul parco va deteriorandosi.
Non rifioriranno in primavera. Nuovi germogli li sostituiranno.


Tutto è umido. Tutto suda. 
Il catrame scivola. La terra si impasta.
Il fiume è pieno, ma agile fluisce verso mare e
porta via tra la corrente vecchi passeggeri.
Il fiume accoglie tutti senza distinzioni.
Un turbine a cui nessuno può sottrarsi.


Freschezza invernale!